900 Italiano. Un secolo di arte - Musei Civici agli Eremitani, Piazza Eremitani, 8 - Padova
Mostra in corso dal 1 febbbraio al 10 maggio 2020
Ai Musei Civici di Piazza Eremitani di Padova una mostra racconta con 90 opere il secolo breve e le sue correnti artistiche apparentemente inesauribili e repentine.
Comunicato stampa della Mostra 900 Italiano
Che si sia rifugiata nel mito della forma o nella sua negazione, nell’idea più astratta o nella materia
più umile, l’arte italiana ha ritratto la folgorazione della modernità e le tragiche (dis)illusioni del
“secolo breve” nelle opere degli artisti che l’hanno vissuto, amato e odiato, riscritto. Il Museo
Eremitani ospita dal 1° febbraio al 10 maggio 2020 la mostra ’900 Italiano.
Un secolo di arte,
organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova in collaborazione con C.O.R, Creare
Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia.
Nelle intenzioni delle sue curatrici, Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, la
rassegna padovana vuole raccontare “una storia” del Novecento italiano, una delle sue possibili
letture, e lo fa in novanta opere, senza pretese di esaustività.
Il Novecento fluisce nei corsi e ricorsi
artistici, nei repentini cambi di generazioni e mentalità pittoriche, scanditi dai rintocchi della Storia:
questa mostra dal ritmo serrato riflette sugli aspetti rivoluzionari che hanno reso il XX secolo
fecondo e inquieto, in una parabola artistica che si snoda tra salti e continuità, fasi di crisi e progresso,
alla ricerca delle forme cangianti assunte da una bellezza non più salvifica. ’900 Italiano ricostruisce
cronologicamente un secolo d’arte attraverso una selezione di capolavori emblematici, con l’intento
di fornire al visitatore degli spunti di riflessione per la sua comprensione, grazie alla visione di opere
straordinarie che documentano l’alto valore internazionale delle vicende creative italiane.
“Un nucleo di opere di squisito valore e interesse” dice l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio, “e
un emozionante percorso capace di affiancare esperienze diverse, ma tutte irrinunciabili. Abbiamo
voluto dedicare una sala al Gruppo N il cui lavoro, oggi storicizzato, portò Padova alla ribalta dell’arte
internazionale. È un tassello di un programma di esposizioni che stanno esplorando il ‘900,
significativamente ambientate nel nostro museo civico in cui le collezioni moderne ancora non
hanno trovato una collocazione definitiva: ed è quindi un progetto di importante valore culturale
nella misura in cui offre anche al visitatore del museo una finestra aperta su esperienze artistiche
recenti.”
Il percorso della mostra prende avvio dalla miccia futurista, accesa dalle scintille divisioniste di
Giacomo Balla e dei suoi giovani allievi: l’uomo di Forme uniche della continuità nello spazio incede nel
tempo futurista di Umberto Boccioni, in violenta accelerazione verso la deflagrazione della linea
chiusa, nella stessa corsa impetuosa che di lì a poco lo avrebbe condotto al baratro dei totalitarismi.
Nelle fiamme della prima Guerra Mondiale ardono fino alla cenere i mucchi di sogni di progresso
delle Avanguardie e l’arte italiana rientra “all’ordine” negli anni Venti: l’appello è lanciato dal Grande
Metafisico Giorgio De Chirico, che rievoca le suggestioni della classicità in un tempo sospeso.
Recuperano la tradizione anche gli Italiens de Paris: Alberto Savinio esorcizza la tragedia in visioni
ludiche al limite del surrealismo, mentre nei fugaci paesaggi di Filippo De Pisis languono bagliori
impressionisti.
La rassegna fissa i movimenti artistici che hanno dimidiato il Novecento tra modernità ed eredità del
passato: il Realismo magico di Giorgio Morandi e Carlo Carrà approda a un silenzio contemplativo
sui segni nascosti dell’ordinario, insieme al nitore simbolico di Felice Casorati; il Primordialismo
plastico assume la forma austera di un mito moderno che rievoca il Quattrocento italiano. Sono queste
alcune anime della sperimentazione degli anni Venti e Trenta, che si accompagnano agli
stravolgimenti visionari della ‘Scuola di Via Cavour’ e alla dimensione monumentale in Gino Severini
e Mario Sironi.
L’osservatore si lascia alle spalle il militante realismo di Renato Guttuso per inoltrarsi nella
non figuratività del secondo Dopoguerra, introdotta dal raffinato onirismo di Osvaldo Licini. La
seconda parte della mostra si focalizza sull’indagine spaziale di tre individualità miliari: Giuseppe
Capogrossi segna il punto di transizione nella celebrazione del segno; nei sacchi laceri di Alberto
Burri c’è la storia della miseria umana; il “sacerdote del gesto” Lucio Fontana indaga al di là della
rassicurante bidimensionalità della tela.
La poesia visiva di Emilio Isgrò esalta la forza della parola
eliminata, mai tanto eloquente come quando è costretta al silenzio. In mostra non mancano il gruppo
Forma e la Pop Art italiana, le sperimentazioni di azzeramento dell’Arte Concettuale e l’etica
dell’Arte Povera, fino alla meritoria presenza delle provocazioni del padovano Gruppo Enne.
Alla
fine degli anni ’70 la Transavanguardia grida al “libera tutti” e l’artista torna a parlare in prima
persona: superato il contrasto tra astratto e figurativo, il cerchio si richiude. Ma non per molto.
Orari: da martedì a domenica
dalle 9.00 alle 19.00. Chiuso tutti i lunedì se non festivi.
Biglietti: intero € 10; ridotto € 8, ridotto
speciale € 6, convenzionati; ridotto scuole € 5. Gratuito per
bambini fino a 5 anni, possessori di biglietto intero Cappella degli Scrovegni*,
Padovacard, Cartafamiglia, Musei Tutto l’Anno.
Telefono:
+39.049.8204513-4583
E-mail: musei@comune.padova.it
Sito web: Museo
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